lunedì 4 settembre 2006

Lady Vendetta

Gli angeli non hanno sesso ma quello sterminatore è sicuramente femmina.

Cominciò Truffaut nel 1968, con "La sposa in nero" dove Jeanne Moreau uccideva uno ad uno gli imbecilli che sparando per gioco da una finestra le avevano ucciso il marito sui gradini della chiesa.
Abel Ferrara nell'81 con "L'Angelo della Vendetta" crea Thana, la vendicatrice muta vestita da suora con le labbra rosso-sugo che spara e fa a pezzi solo i maschi, responsabili del suo stupro.
Poi venne "La sposa" e basta, la Beatrix Kiddo di Tarantino e le sue lame affilate. Anche Lars Von Trier, dopo tanti ritratti di donne-martire che salgono volontariamente sul Golgota, lascia alla sua Grace di "Dogville" il piacere sublime di vendicarsi sui bacchettoni che l'hanno sfruttata e abusata, sterminando una cittadina intera all'infuori del cane.

E poi giunse, rapida e letale come un tifone asiatico l'angelo Geum-ja, Lady Vendetta, nuova eroina vendicatrice dello specialista coreano Park Chan-Wook, interpretata dalla magnetica Lee Yeong-ae.
Se la sposa di Tarantino aveva potuto coltivare la sua vendetta nei confronti dell'amato-odiato Bill durante quattro anni di coma, qui la dolce Geum-ja - ma si sa, lo zucchero può essere anche mortale, ha ben tredici anni di carcere alle spalle, scontati per l'omicidio di un bambino.
In realtà era stata obbligata ad autoaccusarsi dal vero rapitore, un maestro che lei conosceva molto bene e che l'aveva ricattata rapendole la figlia, ora data in adozione in Australia.

La prima parte del film, decisamente melò, narra di Geum-ja e di come ha studiato da buona nella sua vita in galera, attraverso immagini molto suggestive. E' una santa psichedelica, buona e disponibile con tutti come Grace. In realtà il piatto sta già diventando freddo e fa pratica con la vecchia detenuta stupratrice, imboccata con cibo alla varechina nell'infermeria del carcere dalle pareti rosa.
Scontata la pena, Geum-ja diventa Lady Vendetta. "Perchè metti quell'ombretto rosso?" le chiede un'amica, "per sembrare meno buona", la sventurata rispose.
Durante la vita in carcere Geum-ja ha tessuto la sua tela e, appena uscita, va a trovare chi può aiutarla a realizzare una pistola molto speciale, unica come le katane di Hattori Hanzo.
Rintraccia senza fatica il vero assassino ma in un geniale colpo di scena scopre una verità ancora più atroce. Tanti ciondolini infantili sono appesi al cellulare del mostro. I bambini uccisi sono molti di più e non li uccideva per pedofilia ma per estorcere denaro ai ricchi genitori, per comprarsi uno yacht.

L'ultima parte del film narra della spietata vendetta di Geum-ja. Il maestro è catturato, legato e torturato sadicamente in stile Mr. Blonde de "Le Iene". Ecco a cosa serviva la doppia canna della pistola.
Convocati i genitori dei bimbi uccisi e caricatili con la visione delle videocassette che il mostro realizzava per riprendere la morte delle piccole vittime, Lady Vendetta organizza un delitto collettivo. Dovranno essere tutti loro a ucciderlo, nessuno escluso. Dopo qualche distinguo e malessere passeggero, ricoperti con impermeabili per ripararsi dagli schizzi di sangue i borghesi piccoli piccoli mettono mano a coltelli e accette. Ripulita accuratamente la scena del delitto come il palazzo di Ulisse nell'Odissea vanno tutti in pasticceria a consolarsi con le deliziose torte di Geum-ja, la dolce.
Ma vendetta è anche espiazione e, come nei più classici melò, il massimo sacrificio è l'allontanamento dalla figlia, e quell'ultimo abbraccio nella neve tra Geum-ja e la figlia dal nome anglosassone, Jenny.

4 commenti:

dalianera ha detto...

Io, invece, adoro i serial killer del calibro di Leon e Nikita, altri due film fantastici. :-)

Anonimo ha detto...

WOw, ottima segnalazione, come sempre. Assistere fino alla fine gli abusi a cui e' sottoposta la Kidman in Dogville e' una tortura, ma che finale, ragazzi!

Barbara Tampieri ha detto...

@ tackutoha
anche a me è piaciuto molto Leon: "questo te lo manda Mathilda..."

@ dearwanda
si, vai Nicole, lascia vivo solo il cane!! ;-)
Devo ancora vedere il "seguito" Manderlay.

Anonimo ha detto...

@tack: non definirei Leon (mitico nel director's cut) un film sui serial killer ma semplicemente sui killer... Quelli sui serial killer (chessò tipo il collezionista di ossa o il silenzio degli innocenti) non mi piacciono troppo (a parte i capolavori come il già citato Silenzio)