giovedì 24 maggio 2007

Casino Royale - Se nun è bono, che Bond è?

Dopo lo straordinario successo ottenuto lo scorso inverno nelle sale di tutto il mondo, è uscito in DVD, in edizione singola e Collectors a due dischi, "Casino Royale", il primo Bond dell'era Craig.

Sono abbastanza grande per essere cresciuta con i film del mascalzone scozzese Sean Connery e fino a poco tempo fa avrei detto che non avrei avuto altro Bond al di fuori di lui. Avevo fatto i conti senza l'oste, però.
Un oste dal corpo da ululati e dallo sguardo blu che non è uno sguardo, ma un arma di distruzione di massa. Questo Daniel Craig, che Dio lo benedica, è proprio il più bono dei Bond.

In un primo momento i puristi erano insorti all’idea che ad interpretare l’agente 007 fosse questo inglese biondo di Liverpool dal fascino proletario che ti aspetti di trovare a bere birra in un pub piuttosto che un Martini “mescolato, non agitato” in un lussuoso locale per ricconi.
Non l'avevano ancora visto in smoking, e nemmeno in quei letali calzoncini "speedo" de La Perla (mi sono informata, sono andata a leggere l'etichetta!), mentre esce dall'acqua.

I tempi sono cambiati e i servizi segreti non sono più roba da signorine. Con tutti ‘sti terroristi in giro, ci vuole gente che spara, rotola, si arrampica sulle gru e viene giù dal sesto piano senza fratturarsi nemmeno una placca tibiale. Qualcuno con i muscoli gonfiati a 2.8 che all’occorrenza diventa un mago del poker, sempre al servizio di Sua Maestà, è ovvio. Per questo tipo di agente segreto stile “fatti, non pugnette”, Craig è assolutamente perfetto, come era perfetto Connery ai suoi tempi. Tra di loro, il nulla. Provate a rivedere gli altri Bond, dal Carneade Lazenby a Roger Moore e Timothy Dalton (e ci metto pure Brosnan), sono ormai inguardabili.

Il film in sé funziona molto bene e finalmente rende giustizia a quello che è considerato il miglior romanzo di Ian Fleming, “Casino Royale”, che è il primo della serie e che, per motivi legati ai diritti, finora non era stato ancora degnamente adattato per lo schermo, se non nella parodia del 1967 con David Niven e ancor prima in un tv movie del 1953.
Come negli altri episodi della serie non mancano le forzature e le situazioni paradossali, ma qui tutto è permesso, perchè Bond finalmente è tornato. Ed è anche un personaggio con una dimensione psicologica, che soffre, ama e odia. Merito anche qui di Daniel Craig, che non è solo sexy da morire ma anche un gran bravo attore.

La scelta degli attori nel complesso è stata felice. M è ancora una volta una maestosa Judi Dench, il cattivone Le Chiffre, il molto interessante danese Mads Mikkelsen, è una sorta di Pierrot cattivo che lacrima sangue dagli occhi bicolore alla Marilyn Manson.
Non c’è più la Spectre, perché la realtà degli ultimi anni ha superato il romanzo, e non sono ancora apparsi Q, l’omarello che forniva a Bond tutti i suoi gingilli e Miss Moneypenny. Forse saranno ripescati nei prossimi capitoli (ne sono previsti altri due per ora).

Gli attori italiani non sono trattati molto bene, per la verità. La prima Bond girl Caterina Murino dice tre parole, si strofina abbondantemente addosso a Bond (come dev'essere stato difficile immedesimarsi nella parte) e finisce morta ammazzata. L’agente Giancarlo Giannini è meno credibile di Scaramella e Claudio Santamaria salta in aria, dopo non aver detto nemmeno beo ma aver mezzo distrutto l'aeroporto di Miami.
La “Bond girl” protagonista Eva Green, gran topa sopraffina di rara eleganza e fascino, fa perdere la testa a 007 fino quasi a ridurlo desideroso di mettersi in pantofole davanti alla tv. Ohibò, per fortuna che c’è ancora mezz’ora di film. Il Bond pantofolaio, un’evenienza ancor peggiore di un ennesimo attentato di Al Qaeda, sarà per fortuna scongiurata.

Il finale ci offre il nostro agente, finalmente incarognito a dovere, sempre più arruffapapere e più letale di un cobra, che imbracciando un pistolone king size e con in sottofondo il tema di John Barry pronuncia la mitica frase "The name is Bond, James Bond" (da gustare in lingua originale, perchè pure la voce ha da infarto, 'sto fijo de 'na mignotta!). Da applausi.

E' un film da vedere in lingua originale anche per non perdersi la voce bellissima di Eva Green, molto più calda e sensuale di quella della doppiatrice italiana.

La qualità audio-video del DVD è grandiosa, anche se ho potuto apprezzarla solo sul mio misero vecchio tubo 100 Hz.
Nel disco extra della Collector's Editions sono presenti, oltre al video di Chris Cornell che canta il tema "You Know My Name", tre featurettes: una sulle varie Bond Girls apparse nei 21 film della serie con una carrellata sui vari episodi (sapevate che un giovanissimo Benicio del Toro ha partecipato ad un film di Bond?), una sugli effetti speciali e gli stunts di Casino Royale e una su come Daniel Craig è diventato Bond.
Come diceva la mia povera maestra: potevano fare di più. Ma mi giocherei qualsiasi cosa che a Natale uscirà l'edizione speciale a 4 dischi. Scommettiamo? 50 milioni di dollari.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"Un'arma di distruzione di massa"?! Mi piace questa definizione! Non potevi rendere meglio l'idea!
Sai anche che é complicatissimo restare obiettiva davanti a "quegli" occhi, ma Daniel è davvero un Bond coi fiocchi! Ho comprato anche io il doppio Dvd, ho già guardato gli extra, si percepisce quanto splendido lavoro ci sia anche per una scena di 5 minuti. Apprezzi maggiormente il film. Anche se non ce n'era bisogno!
Per quanto riguarda la lingua originale... sono d'accordo... ma ora non riesco più a redimermi da quella voce preofonda che sussurra "The bitch is dead"... grandioso!!! Guardatelo tutti!

Barbara Tampieri ha detto...

Hai notato che mancano i bloopers, le scene tagliate e altro materiale? ;-) Se le tengono per la prossima edizione Extra-Super-Mega Collector's Edition?